Tutti ci lamentiamo della crisi della Musica dal Vivo. Accanto a cause indipendenti dalla nostra volontà, forse è arrivato il momento di fare un po’ di autocritica.
Qui sotto ho provato a individuare 5 passaggi con i quali
noi jazzisti abbiamo contribuito nostro malgrado a sabotare la nostra stessa attività.
1 - NO BACKLINE
Il motivo per cui gran parte dei club/locali/ristoranti/sale
da the scelgono di far suonare jazz è perché
i musicisti jazz si adattano più di altri a suonare anche in assenza di palco o
impianto audio/luci.
Il fatto di esserci adattati a suonare in situazioni di
fortuna ha generato l’impressione che un concerto jazz sia la più agile scorciatoia
per evitare di allestire un’area dedicata allo spettacolo.
2 - NO SALA DEDICATA
Torino - Piazzale Valdo Fusi (Retrospettiva) |
Capita così che il concerto jazz si svolga tra tavoli dove
gli avventori consumano il loro pasto mentre qualche appassionato sta appollaiato
al bancone del bar. Chi si trova a suonare spesso oscilla tra il desiderio di
attirare su di sé l’attenzione del pubblico e l’imbarazzo di non creare troppo
disturbo agli avventori casuali del locale.
3 - NO BIGLIETTO
Il pudore del musicista nei confronti dell’avventore
disinteressato è dovuto al fatto che il più delle volte il concerto non viene pagato
mediante un biglietto acquistabile all’ingresso dal pubblico, ma tramite un
forfait concordato con il locale. In questo modo lo stipendio del musicista sta
appeso più alla capacità di ingurgitare cibo e/o alcool dell’avventore
disinteressato e chiassoso piuttosto che dal pubblico in prima fila che consuma
una minerale in 2 ore di concerto.
4 - NO SHOW
Siccome è difficile interagire con una sala che per metà si
occupa d’altro che non ascoltare, il musicista jazz rinuncia nella maggior
parte dei casi a dialogare con il pubblico. Rinchiuso nella propria
concentrazione, assume il ruolo di complemento d’arredo. Alcuni sono così disabituati
ad avere gli occhi del pubblico addosso, che si presentano sul palco con magliette
sdrucite, felpe o maglioncini chiazzati di sugo.
5 - NO REPERTORIO
In un contesto così poco motivante, la scelta del repertorio
fa veramente poca differenza. Succede così che la composizione del gruppo diventa
poco vincolante e la scelta dei brani da eseguire viene operata pochi minuti
prima di iniziare a suonare: il repertorio della serata è spesso il minimo comun
denominatore tra le conoscenze dei musicisti ingaggiati.
Se come me ti è capitato di ritrovarti in almeno un paio di
questi 5 frangenti, forse è arrivato il momento di mettersi una mano sulla
coscienza. E provare a intraprendere nuove strategie.
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