lunedì 23 febbraio 2015

Come abbiamo ucciso il Jazz in 5 semplici mosse


Tutti ci lamentiamo della crisi della Musica dal Vivo. Accanto a cause indipendenti dalla nostra volontà, forse è arrivato il momento di fare un po’ di autocritica.


Qui sotto ho provato a individuare 5 passaggi con i quali noi jazzisti abbiamo contribuito nostro malgrado a sabotare la nostra stessa attività.

1 - NO BACKLINE

Il motivo per cui gran parte dei club/locali/ristoranti/sale da the scelgono di far suonare  jazz è perché i musicisti jazz si adattano più di altri a suonare anche in assenza di palco o impianto audio/luci.
Il fatto di esserci adattati a suonare in situazioni di fortuna ha generato l’impressione che un concerto jazz sia la più agile scorciatoia per evitare di allestire un’area dedicata allo spettacolo.


2 - NO SALA DEDICATA
Torino - Piazzale Valdo Fusi
(Retrospettiva)

Capita così che il concerto jazz si svolga tra tavoli dove gli avventori consumano il loro pasto mentre qualche appassionato sta appollaiato al bancone del bar. Chi si trova a suonare spesso oscilla tra il desiderio di attirare su di sé l’attenzione del pubblico e l’imbarazzo di non creare troppo disturbo agli avventori casuali del locale.


3 - NO BIGLIETTO

Il pudore del musicista nei confronti dell’avventore disinteressato è dovuto al fatto che il più delle volte il concerto non viene pagato mediante un biglietto acquistabile all’ingresso dal pubblico, ma tramite un forfait concordato con il locale. In questo modo lo stipendio del musicista sta appeso più alla capacità di ingurgitare cibo e/o alcool dell’avventore disinteressato e chiassoso piuttosto che dal pubblico in prima fila che consuma una minerale in 2 ore di concerto.

4 - NO SHOW

Siccome è difficile interagire con una sala che per metà si occupa d’altro che non ascoltare, il musicista jazz rinuncia nella maggior parte dei casi a dialogare con il pubblico. Rinchiuso nella propria concentrazione, assume il ruolo di complemento d’arredo. Alcuni sono così disabituati ad avere gli occhi del pubblico addosso, che si presentano sul palco con magliette sdrucite, felpe o maglioncini chiazzati di sugo.


5 - NO REPERTORIO

In un contesto così poco motivante, la scelta del repertorio fa veramente poca differenza. Succede così che la composizione del gruppo diventa poco vincolante e la scelta dei brani da eseguire viene operata pochi minuti prima di iniziare a suonare: il repertorio della serata è spesso il minimo comun denominatore tra le conoscenze dei musicisti ingaggiati.



Se come me ti è capitato di ritrovarti in almeno un paio di questi 5 frangenti, forse è arrivato il momento di mettersi una mano sulla coscienza. E provare a intraprendere nuove strategie.

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