lunedì 16 marzo 2015

Da una cantina a Woodstock - 10 consigli per non sbagliare (quasi) mai


Crisi della Musica dal Vivo, Evoluzione dei Gusti, Internet.
10 consigli per orientarsi nell'organizzazione di un concerto, di una rassegna o di un Festival nel 2015.

1 - Il progetto

Fare un concerto, una rassegna o un festival non è un progetto: è una aspirazione.
Affinché il nostro obiettivo possa concretizzarsi, dobbiamo articolarlo prevedendo il convergere di una rete che non sia solo di aspirazioni, ma di interessi.

2 - Il poliedro di interessi

Più sono gli interessi coinvolti in un evento, più sono i potenziali partner dell’operazione.
Eccone alcuni in ordine sparso: l’interesse dell’artista ad avere un pubblico, dello sponsor a vendere il suo prodotto, del territorio a riqualificarsi, delle attività commerciali a posizionarsi nei confronti di un segmento di target, del giornalista a far uscire un pezzo, del politico locale a intestarsi l’operazione, etc.
Costruiamo un poliedro in modo che ognuno dei nostri interlocutori possa occuparne un lato e promuovere la bontà del progetto.

3 - La comunicabilità

Se per spiegare un’idea servono più di 3 minuti, probabilmente il nostro progetto camminerà a fatica: Kant si è imbattuto nello stesso problema quando ha cominciato a parlare di schematismo trascendentale. Proviamo ad enunciare la nostra idea con poche e semplici parole: questo servirà ai nostri interlocutori per riportarla a loro volta a terze persone.
 
4 - Gli sponsor

I nostri sponsor possono offrire servizi o liquidità. Cerchiamo di individuare quali siano i legittimi interessi di un partner nella nostra operazione, evitando di bluffare: il fornitore di alcool conterà i fusti di birra, non i Like del nostro artista sulla sua Pagina Facebook.

5 - L’unicità

A meno che non si tratti di Madonna (sia nel senso della Beata Vergine che nel senso di Veronica Ciccone) non esiste un’irrinunciabilità dell’evento: ai tempi di YouTube qualsiasi artista è nel nostro smartphone. Proviamo a pensare un motivo extra-musicale per cui il nostro evento sia unico e irripetibile, dalla scelta della location in su.

6 - La paternità

Essere troppo affezionati alla propria creatura è spesso controproducente: tanto più i partner la sentiranno propria, tanti più soggetti avranno voglia e piacere di promuoverla. Con il tempo si impara a non farsi fregare le idee, o quanto meno a fare in modo che la palla ritorni nelle nostre mani alla fine del giro.

7 - La liturgia

Tranne il caso in cui si tratti di un concerto di Ligabue a San Siro, per il quale esiste una filiera di permessi e di prassi consolidate, lo svolgimento del nostro progetto offre ampi margini di inventiva. Per quanto possibile, cerchiamo di promuoverne gli aspetti innovativi sottraendolo alla classifica degli eventi (piccolo-medio-grande)

8 - La diffusione

Ai giornalisti interessa far uscire la notizia quanto a noi, mettiamoli in condizione di lavorare e diamo loro un contenuto appetibile dalla redazione. Osserviamo cosa c’è sulla colonnina destra di Repubblica.it ed elaboriamo una strategia simpatica e non troppo compromettente per finirci dentro.

9 - La post – promozione

Nell’era dei social, la promozione continua anche e soprattutto dopo l’evento. Documentiamo al meglio l’accaduto e fotografiamo il pubblico: per un artista che il giorno dopo posterà la sua immagine sul palco, ci saranno centinaia di persone desiderose di fare altrettanto con delle belle immagini che ritraggono la serata.

10 - Gli artisti

L’artista giusto non è né il più bravo né il più famoso, ma quello che meglio aderisce allo spirito e alla costruzione del progetto. Coinvolgiamolo spiegandogli con cura tutto il percorso che porta a lui: sarà felice di condividere l’avventura convenendo con noi sull’opportunità di percepire una parte di compenso fissa e una parte “a successo”

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